martedì 1 marzo 2011

Le origini della città di San Giovanni Rotondo sono da ricercarsi nell'età Neolitica (VI-V millennio a.C.) ed in particolare nel periodo in cui molte zone del Promontorio garganico venivano interessate dall'insediamento di piccoli villaggi di capannicoli ad economia agricola e pastorale, sia pure meno evoluta e sviluppata rispetto a quella di già esistente nella zone pianeggianti del Tavoliere. 


Queste prime comunità costituivano le cosiddette città del neolitico e caratterizzanti une vera e propria civiltà protourbana, con una facies ben definita, con usi e abitudini particolari. In molte zone del Gargano vi erano industrie che lavoravano la pietra focaia o la selce, usata in gran parte nella fabbricazione di lame , bulini, raschiatoi vari, attrezzi per la lavorazione e per la produzione stessa del fuoco. Molteplici erano le miniere e le officine litiche esistenti in questo periodo. Inoltre, il ricco mantello vegetale che ricopriva il Promontorio alimentava una fiorente industria del legno.
Gli abitanti dei villaggi neolitici del Tavoliere, oltre ad avere una grande necessità di selce, di legname, erano continuamente alla ricerca di pascoli e foraggio per il loro bestiame ed essi risalivano ogni anno il monte Gargano in primavera per ridiscenderlo in autunno inoltrato. Comunque, queste zone erano già frequentate in età paleolitica dal cacciatore appulo che, nomade per eccellenza, privilegiava aree lacustri e intensamente arborate, come la conca di Sant'Egidio, il lago di Lesina e di Varano.
Con il mutare delle condizioni climatiche e con il passaggio da una fase glaciale fredda ad un'altra boreale caldo umida(VI-V millennio a.C.) sul Gargano rifiorì tutta una civiltà agro-pastorale ed i capannicoli ivi dimoranti abbandonarono le attività predatorie della caccia e della pesca, divennero sedentari e praticarono l'agricoltura, dando origine a quella civiltà contadina che per millenni sarà una delle strutture portanti della società e dell'economia degli abitanti della Montagna Del Sole.
In questi villaggi neolitici gli abituri erano costituiti da capanne in gran parte circolari, con le pareti formate da tronchi intrecciati da rami e con un reticolato di stramaglie, il tutto cementato da un intonaco di argilla di cava cruda essiccata al sole. Costruzioni molto simili ai pagliai di cui erano disseminate le campagne pugliesi fino al X secolo d.C.
Con queste caratteristiche erano sorti, appunto, i primi insediamenti preistorici nel territorio di San Giovanni Rotondo e nella piana del Marchese-Mezzanelle. I villaggi erano a strutture capannicole e molto probabilmente seguivano il solito schema a semicerchio o a C, con fossato intorno che aveva la duplice funzione di difesa e di raccolta delle acque.
Questi insediamenti neolitici venivano abbandonati a causa di fenomeni atmosferici e climatici che interessarono molte zone del promontorio e che mutarono considerevolmente l'ambiente fisico ed umanizzato del territorio stesso.                       Gli abitanti del suddetti villaggi si spostarono verso Est e sulle Coppe circostanti a Sud-Est, Sud-Ovest, precisamente nelle alture, nelle vallate circostanti, si rifugiarono nelle caverne ivi esistenti e dettero luogo, così, ai primi insediamenti rupestri, alcuni dei quali furono frequentati fin dall'Alto Medioevo (Coppa Avatra, Coppa Masselli, Valle dell'Inferno, Grotta del Brigante, Valle Grande, Grotta del canale delle Carrozze).
 In questo periodo (VI-V millennio a.C.) molte spelonche garganiche si trasformarono  in luoghi di frequentazione suntuaria per culti e riti riguardanti la fertilità della terra e la preziosità delle acque.
In piena età eneolitica (III millennio a.C.) queste caverne furono in gran parte  abbandonate e gli abitanti, influenzati dalla nascente civiltà protoappenninica, cominciarono a privilegiare siti posti sulle alture e che potevano benissimo prestarsi alle attività pastorali cui essi erano in gran parte dediti.

Brano tratto da "Le origini di San Giovanni Rotondo"
Autore-Salvatore Antonio Grifa
-Edizioni Bisanum-

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